Da oggi anche noi contribuiremo ad aumentare la forza produttiva e conservativa del Melone Purceddu di Alcamo, presidio Slow Food.
Oggi, infatti, si è sancita la consegna dei semi alla presenza di Francesco Sottile, tecnico della fondazione Slow Food per la biodiversità e docente dell’università di Palermo e Pietro Scardino e Massimiliano Solano, soci agricoltori della cooperativa che, di fatto, gestiranno il campo in cui tremila piantine troveranno dimora.

“Il valore di questo presidio è molto rilevante per Slow Food – esordisce Francesco Sottile – perché il melone purceddu è una di quelle colture che va coltivata rigorosamente in asciutto e visto che l’acqua è tra i fattori più limitanti soprattutto nei nostri territori, la conservazione di questo ecotipo merita tutto il impegno. Valdibella ha i requisiti ottimali per assolvere questo compito: dal punto di vista territoriale in prima battuta ma anche dal punto di vista organizzativo e agronomico.

Si chiama purceddu perché la sua forma ricorda un maialino (purceddu in dialetto). La sua peculiarità è la buccia verde, costoluta e rugosa e la forma ovale. È una varietà rustica, che si conserva a lungo, tanto da essere denominato anche “melone d’inverno”. La polpa bianca è succosa e diventa più buona e dolce con il passare del tempo grazie alla progressiva concentrazione degli zuccheri contenuti nella polpa.

“Diamo il benvenuto al melone purceddu, con grande entusiasmo per almeno due motivi: il primo è che si tratta di una varietà a rischio, come tutte le varietà antiche; minacciata cioè dagli ibridi esteri resi nel tempo più “commerciabili” e la seconda per un ricordo personale legato alla mia infanzia ­– esordisce Pietro Scardino –, era il frutto delle giornate di festa, soprattutto del Natale e dei pranzi in famiglia. Il suo ricordo evoca atmosfere calde e affettuose”.

Il presidio del purceddu d’Alcamo trova il suo territorio d’elezione tra Alcamo, appunto, Castellamare del Golfo, Calatafimi, Camporeale, Roccamena e San Giuseppe Iato.
I meloni sono uno dei prodotti più importanti e antichi dell’agricoltura trapanese. Seminati a maggio, si raccolgono, quando non sono ancora perfettamente maturi (in dialetto si dice gresti) a partire da agosto e la loro caratteristica più importante è appunto la serbevolezza. Dopo il raccolto si ripongono in magazzini freschi e ventilati, sovrapposti a cumuli, all’interno di recinti chiamati zamme. Ogni quindici giorni si devono rivoltare con grande cura, senza scuoterli o provocare urti. Questa pratica evita la formazione di marciumi.
Ottimi fino a Natale e oltre – un tempo si conservavano anche fino a febbraio – con il passare del tempo diventano addirittura più buoni: tradizionalmente, dopo la raccolta, si sistemavano sulle terrazze delle case oppure si appendevano ai balconi.
Il purceddu (Cucumis melo var. inodorus) appartiene a una famiglia di vecchie varietà – come anche il cartucciaru di Paceco, o il tondo bianco di Fulgatore – chiamate infatti meloni d’inverno, varietà che purtroppo rischiano di scomparire. Nel 1997, nella Sicilia occidentale, il “Melone d’inverno” occupava una superficie di circa 6000 ettari, di cui 1500 a buccia verde. Recenti indagini effettuate dalla Sezione operativa 85 dell’Assessorato Regionale all’Agricoltura hanno rilevato una diminuzione di ben 300 ettari di superficie e gli ultimi anni la tendenza continua a essere negativa e la concorrenza di meloni stranieri è sempre più forte.