L come lavoro

Il lavoro è prerogativa umana fin dai tempi del mito, quando Adamo cacciato dal giardino dell’Eden fu condannato al “sudore della fronte”. Dunque, nei secoli, la parola lavoro è stata evocazione di impegno e sofferenza. Infatti dal latino labor = fatica. Nessuno più degli agricoltori sanno quanto questo sia vero.
Inoltre non solo siamo eredi di una cultura che vede il lavoro come qualcosa di dissociato dalla sfera emozionale, ma anche ingabbiato in un certo tempo, un monte di ore lavorative cioè, per poi avere altro tempo libero da dedicare alle cose che amiamo di più. Ecco che anche la parola “occupazione” diventa sinonimo di lavoro, una vaga espressione che denuncia la mancanza di una vera convinzione per le nostre attività.

Ben diverso è, invece, per chi “ama il proprio lavoro”, anche questa espressione vaga ma veloce. Forse siamo privilegiati o semplicemente più fortunati di altri, ma nel nostro lavoro vediamo noi stessi, o meglio ci ri-conosciamo. Ogni giorno prendiamo atto che contribuiamo alla vita della comunità, dell’ambiente e del paesaggio. E questo senso profondo del fare e del fare-bene, che ci mette in armonia con ciò che ci circonda, dà un senso preciso al nostro lavoro. Può essere faticoso, certo, ma ci rende felici.